Elena Paloscia Psicologa Psicoterapeuta

"La chiave di ogni relazione terapeutica e' la qualita' della relazione stessa"

E. Paloscia
"Accettare di farsi aiutare non e' un processo semplice. E' un atto di coraggio

E. Paloscia
"Un percorso psicoterapeutico e' un viaggio a due la cui guida dei paesaggi interni e' affidata al paziente"

E. Paloscia
"Una crisi e' linfa per la nostra vita, purche' venga integrata in essa e non venga lasciata scivolare via"

E. Paloscia
Approfondisci | "Confidenze troppo intime" di Patrice Leconte, 2003

"Confidenze troppo intime" di Patrice Leconte, 2003

Riassunto e commento.

"In una casa dai lunghi corridoi Anna sbaglia porta e, invece che nello studio di uno psicoanalista, entra in quello di William Faber, consulente fiscale al quale comincia a confidare i suoi problemi coniugali. Intrigato, l'uomo non ha subito il coraggio di rivelare la sua identità e tra i due inizia un ambiguo rapporto nel quale non si riesce a capire chi manipola chi" - Il Morandini 2011.
Il film apre con una sequenza tratta dal film "Uccelli di Rovo". Quale film migliore se non questo per aprirci il sipario su una relazione insolita come quella che presto si verrà a dipanare tra il fiscalista William e la bella e seducente Anna? E quale artificio migliore se non quello di usare un film nel film per introdurci ad una serie di relazioni invischiate?
Entrerò subito nel vivo delle mie considerazioni. Il film si sviluppa in quindici incontri tra i due protagonisti che portano alla nascita di una relazione invischiata così come lo sono le relazioni che intrattengono i due con il loro mondo relazionale.
E' un mondo ricorsivo: William fa lo stesso lavoro del padre, occupa il suo studio-casa ed ha ereditato la sua stessa segretaria. Anna ha una madre che ha ucciso il marito e similmente lei ha tentato di farlo con il suo. I due si incontrano per un errore; un errore che non viene subito sciolto perchè tale è l'urgenza di Anna di parlare nei primi due incontri che William non ha il tempo di inserirsi con un intervento che dissipi l'errore: lui non è lo psicoanalista che lei sta cercando.
Lo scambio di persona è stato solo un pretesto per giustificare un capriccio recondito (rivelare i segreti più intimi ad uno sconosciuto).
E' al terzo incontro che finalmente i due protagonisti si dichiarano l'errore avvenuto. Anna in riferimento alle intimità raccontate a William tuona: "avrei potuta ucciderla. Mi sono sentita come se mi avesse violentata". Anna inizialmente si sente come violentata da un estraneo che per sbaglio conosce ogni suo più intimo segreto, sebbene William non la sfiori neppure una volta e mantenga le distanze con formale ma non affettata cortesia. Ma poi è Anna a violentare l'esistenza di William, fragile e vulnerabile come i vecchi giocattoli che conserva con cura quasi maniacale.
D'altronde ogni intima apertura all'altro è una violenza del proprio confine: si aprono dei valichi prima protetti. Nonostante la scoperta dell'errore Anna ricerca il fiscalista. E' interessante la volontà di ricerca anche dopo la conoscenza della vera professione del fiscalista. Lei lo ha scelto nonostante non sia un terapeuta, come se il solo ascolto empatico avesse una funzione terapeutica-lenitiva, il che è in parte vero. A ciò riallaccio il senso comune secondo cui "siamo tutti un po' psicologi", come se un buon ascolto, un utile consiglio e del sano buon senso facessero di ognuno di noi "un terapeuta", non ne sono d'accordo. Sarà lo psichiatra Monier che rivolgendosi a William dirà: "questa giovane donna (Anna) ha trovato in lei l'orecchio ideale". Monier è sullo sfondo, è uno psichiatra, che riporta nella coppia elementi di realtà.
Con il procedere degli incontri gli effetti della relazione iniziano a intravedersi su entrambi: William si "scioglie", la pervasività dei racconti di Anna lo sciolgono in un ballo sensuale e lo spingono a non portare la cravatta in ufficio. Nel terzo incontro tra lo psichiatra e William, lo psichiatra ricorda al fiscalista che non si può avere tutto sotto controllo. Gli ricorda che la realtà che si è creata potrebbe essere un'altra nella quale giocano una mitomane finta nevrotica che si fa seguire da un finto psichiatra. Riemerge il tema dell'irrealtà della realtà cara al costruttivismo. Ogni realtà si crea e quella proposta da Monier potrebbe essere una modalità esplicativa plausibile della realtà che si è venuta a creare tra i due protagonisti. E se fosse veramente tutto frutto di un disegno architettato da Anna? Un disegno delirante nel quale William non sarebbe altro che una sua appendice narcisistica?
E' esemplare l'incontro in ascensore tra Anna ed il paziente fobico del dottor Monier. Grazie all'aiuto di lei il paziente riesce a raggiungere il sesto piano per mezzo dell'ascensore, superando la sua fobia pervasiva. Anna risulta in questo momento essere per lui quell'orecchio ideale che per lei è rappresentato da Faber. Il paziente fobico chiede ad Anna quali le ragioni del suo andare dallo psichiatra. Lei risponde: "è lui che ha bisogno di me", negando le sue necessità di legame.
Nel quattordicesimo incontro tra i due accade "il cambiamento": la relazione invischiata tra Anna e suo marito si conclude, lei ha deciso di lasciarlo, si congeda da William con il simbolico dono di una valigia, che invita ad una partenza e che presuppone la sua stessa partenza. Così avverrà: l'incontro dei due ha gettato le basi per la liberazione da situazioni invischianti. Lo dice ad un certo punto il dott. Monier: "lo scopo della terapia è tagliare il cordone" ... forse più che tagliare il cordone lo scopo della terapia è rendere accettabile il taglio di tale cordone che ci ha gettato alla vita. Inoltre durante il trasloco d'ufficio Faber rinviene l'accendino del padre di Anna a cui lei teneva. Mi è sembrato il rappresentante della storia di Anna rimasto a William: così come ogni terapeuta conserva parte di tutti i fili delle storie che ha avuto occasione di incontrare e di trattare ...
Il quindicesimo ed ultimo incontro tra i due protagonisti avviene nel nuovo studio di William. Avviene la restituzione dell'accendino ad Anna, conservato da William sino a quel momento. Lieto fine o inizio di una nuova relazione invischiante?