Elena Paloscia Psicologa Psicoterapeuta

"La chiave di ogni relazione terapeutica e' la qualita' della relazione stessa"

E. Paloscia
"Accettare di farsi aiutare non e' un processo semplice. E' un atto di coraggio

E. Paloscia
"Un percorso psicoterapeutico e' un viaggio a due la cui guida dei paesaggi interni e' affidata al paziente"

E. Paloscia
"Una crisi e' linfa per la nostra vita, purche' venga integrata in essa e non venga lasciata scivolare via"

E. Paloscia
Approfondisci | "Che fine ha fatto Baby Jane?" di Robert Aldrich (1962)

"Che fine ha fatto Baby Jane?" di Robert Aldrich (1962)

Riassunto e commento.

Che fine ha fatto Baby Jane? E' un film del 1962 diretto da Robert Aldrich, basato sull'omonimo romanzo di Henry Farell. Il film ci consegna un'immagine ansiogena ed inquietante del rapporto tra le due sorelle Jane e Blanche. Sin dal principio del film si è trascinati nel mezzo di un sentimento di avversione nei confronti di Baby Jane, una piccola bambina-adultoide che si esibisce in canti e balli che ottengono uno strepitoso successo di pubblico.
Baby è una bambina viziata ed arrogante, che non riconosce l'autorità genitoriale e che al contrario la sottomette ai propri capricci. D'altronde il manager di baby Jane è proprio il padre, che sfruttando le doti della bambina riesce a guadagnare: è dunque a lei perversamente legato e ne è dipendente.
Siamo specularmente portati ad avere compassione per Blanche, la sorella, che guarda Baby da dietro le quinte e sulla quale il padre scaglia i rimproveri destinati alla piccola e viziata Jane.
Sembrerebbe arrivare il riscatto per Blanche, in giovane età, allorquando attraverso una serie di pellicole di successo che la vedono protagonista, diviene una vera propria attrice diva, decisamente richiesta dallo star system, mentre la sorella Jane, famosa da piccola non riesce più a riscuotere successo.
Ma l'illusione del riscatto dura poco, poichè un incidente d'auto condanna Blanche sulla sedie a rotelle. A questo punto, ci viene fatto fare un salto e siamo sospinti in un tempo nel quale le sorelle sono ormai donne mature e vivono insieme sotto lo stesso tetto: Jane viene ritratta come alcool-dipendente e profondamente disturbata e Blanche come donna pacifica, attenta alla salute della sorella e passiva nei confronti delle sue aggressioni. Jane infatti presenta forti scissioni con tendenze paranoiche: vive Blanche come il male che non le ha permesso di fare carriera ad Hollywood.
Il loro legame appare indissolubile poichè viene fatto capire che la responsabile dell'incidente di Blanche è stata proprio Jane in un momento nel quale era ubriaca. Quanto successo sembra dunque aver legato le due in una relazione angosciante, perversa, nella quale vi è un profondissimo vincolo di dipendenza. Ciascuna vorrebbe eliminare l'altra: ma ciò non è possibile.
In concomitanza ad una fase di regressione di Jane, questa inizia a torturare la sorella, che viene vissuta come lo "stallo", il freno, il senso di colpa e dunque la parte da sopprimere per poter rinascere. Jane inizia a regredire, il suo passato si impone a dirigerla.
Il clima che si genera è decisamente angosciante: Jane tortura la sorella che non ha capacità di movimento e di sfogo motorio, è inerme: ricorda l'immagine di un genitore che infierisce su un bambino. Forse è proprio questo che il loro padre ha fatto, supportando le esibizioni di Babe Jane verso un pubblico adulto assettato di novità, invece di lasciar che Jane vivesse il suo essere bambina. Si inseriscono vari personaggi che via via danno l'illusione che Jane venga colta in flagrante nel suo lento delitto. Blanche è ormai segregata in stanza, legata al letto, privata di acqua e cibo e dolorante in seguito ad un pestaggio di Jane.
La domestica che scopre tutto e che tenta di liberare Blanche e che per un attimo ci lascia respirare, verrà uccisa ed il cadavere verrà fatto sparire.
E' un crescendo: il rapporto sado-masochistico che lega le sorelle e pareva delinearsi in principio in una dimensione di equilibrio tra le parti, pende ora verso i crimini di Jane, che ci appare ora persa in un mondo psicotico. Decide infatti di rispolverare e di promuovere lo spettacolo di quando era bambina.
A questo punto, ciò che ci si aspetta è che qualcuno fermi Jane nei suoi deliri assassini, che venga qualcuno a salvare Blanche, ma così non è e ci sorprende il colpo di scena finale, nel quale Blanche, da vittima torturata oramai vicina alla morte, confessa alla sorella di averle tenuto segreto la circostanza sulla quale si era basata e consolidata la loro relazione per tutto quel tempo.
Blanche voleva uccidere Jane investendola con l'auto, ma nonostante fosse ubriaca Jane era riuscita a buttarsi a terra e ad evitare l'impatto. Blanche era dunque finita con l'auto contro un pilastro e l'urto le aveva provocato la rottura di alcune vertebre. Nonostante ciò era riuscita a trascinarsi fuori dall'auto e ad adagiarsi sul cofano dell'auto simulando di essere stata investita.
Jane era a tal punto ubriaca da non riuscire a ricordare cosa fosse successo e stordita aveva accettato la ricostruzione che la voleva un'assassina che aveva cercato di uccidere la sorella. A questo punto il quadro si ammala terribilmente: la relazione tra le due sorelle ci appare come un mix micidiale di odi repressi, desideri di eliminazione-sottomissione dell'altra per riuscire a sopravvivere ed a mio avviso per recuperare quell'amore paterno legato e concesso alle figlie in maniera proporzionale al loro successo.
Jane ha avuto l'amore del padre interessato quando era piccola, ma questo l'ha costretta a concedere come cambiale gli anni del gioco e della spensieratezza. Blanche per contro ha dovuto nutrirsi a base di fiele in quegli anni, divenendo il luogo di "scarico" delle frustrazioni paterne, riuscendo poi a guadagnare successo. Entrambe comunque, sono impegnate nella ricerca di un riscatto e di una emancipazione emotiva, che le permetta di essere amate per quello che sono e non per quello che rappresentano. Sono bloccate nella realizzazione di questo desiderio non consapevole, che continua a "spingere" nelle loro vite ...