Elena Paloscia Psicologa Psicoterapeuta

"La chiave di ogni relazione terapeutica e' la qualita' della relazione stessa"

E. Paloscia
"Accettare di farsi aiutare non e' un processo semplice. E' un atto di coraggio

E. Paloscia
"Un percorso psicoterapeutico e' un viaggio a due la cui guida dei paesaggi interni e' affidata al paziente"

E. Paloscia
"Una crisi e' linfa per la nostra vita, purche' venga integrata in essa e non venga lasciata scivolare via"

E. Paloscia
Approfondisci | "Carnage" di Roman Polanski (2011)

"Carnage" di Roman Polanski (2011)

Riassunto e commento.

Tutto il film si gioca in un appartamento tra due coppie di genitori. Sembrerebbe poco, in realtà quello che ci si schiude davanti è un mondo di mondi. Il motivo dell'incontro di queste due coppie di genitori è l'incidente che ha visto il figlio di una coppia colpire al volto con un bastone il figlio dell'altra coppia.
L'intento dell'incontro sarebbe quello di raggiungere una consensuale conclusione dell'avvenimento: responsabilizzare il bambino "violento" ed indurlo alle scuse nei confronti della "vittima". Ma a partire da questa iniziale premessa si dipana attraverso le due coppie la costruzione di nuove realtà: ma il bambino che ha colpito è veramente il carnefice? E l'altro la vittima? Quale grado di responsabilità c'è in tutto questo nell'azione educativa dei genitori?
In un crescendo di false cortesie, scontri, autorivelazioni, assistiamo a continui cambi di alleanze tra le coppie, è un fuoco incrociato a cui assistiamo. Le alleanze si modificano con rapidità: dinamiche quali la difesa della coppia marito-moglie, poi la coalizione-protezione della coppia maschile, poi la rottura delle coppie, lo scontro maschile, femminile.
In questo vortice ciascuno sembra portare alla luce le proprie parti "carnefici" e le proprie parti "vittime" che si liberano nello svolgersi dei dialoghi tra i protagonisti che ci appaiono in continua tensione tra i poli del loro "essere" e del loro "dover essere" agli occhi dell'altro.
Vi è poi un piccolo criceto. Cosa c'entra in tutto questo un criceto? Il padre del figlio considerato inizialmente "vittima", racconterà, nel vortice dei dialoghi, di essersi liberato del piccolo criceto del figlio, abbandonandolo, senza neppur toccarlo, in mezzo alla strada, la sera precedente.
Confesserà una fobia verso i roditori. Su questo punto verrà ferocemente attaccato, e visto come carnefice, nei confronti della piccola bestiola, pensata ormai morta nella giungla urbana e nei confronti del figlio, molto legato all'animaletto.
Il piccolo criceto, libero nel parco, sarà protagonista dell'ultima scena del film che a mio avviso rappresenta simbolicamente la "liberazione" di alcuni aspetti interiori dei protagonisti, vissuti con fobia e per questo non maneggiati consapevolmente.